Descrizione
Il lavoro di riordino dell’Archivio storico comunale prosegue, come previsto dal progetto “L’Archivio racconta la storia di Varallo Pombia” - finanziato con anche il contributo della Regione Piemonte - e continuano le scoperte di documenti importanti per ricostruire la vita del paese nei secoli passati.
Fra i molti ritrovamenti si possono segnalare due “censimenti” della popolazione di Varallo Pombia, compilati alla fine di giugno del 1836 e nel 1853. Lo “Stato personale” del 1836 elenca tutti gli abitanti, famiglia per famiglia, indicandone l’età. Giovanni Gramegna del fu Angelo, di 23 anni, abitava al numero civico 1 insieme a Anna Maria Galla, vedova di Angelo Gramegna, di 53 anni, con Caterina Farina, vedova di Pietro Gramegna, di 33 anni, e la di lei figlia Maria di 3 anni. La sua famiglia era quindi composta da 1 maschio e 3 femmine, per un totale di 4 persone. Al numero 2 invece risiedevano le famiglie di Giacomo Grazioni, detto Vergogna, di 55 anni, con la moglie Rosa Fanchini di 50 e il figlio Giovanni di 23, e di Giovanni Parrachini con moglie e tre figlie. Il riepilogo finale consente di sapere che la popolazione di Varallo Pombia era composta da 1972 abitanti, di cui 1007 maschi e 965 femmine.
Il censimento del 1853 è molto più dettagliato perché fornisce informazioni sui proprietari delle case, sulla professione dei residenti e sulla loro alfabetizzazione.
Scopriamo ad esempio che gli unici Caccia (la famiglia che per secoli fu legata al paese) ancora residenti a Varallo Pombia, sebbene tenessero domicilio per la maggior parte dell’anno a Novara, erano la nobile Marianna Pistarini, vedova di Angelo Caccia, di 46 anni, la madre di 76 anni, la figlia Marietta di 18 e i figli Edoardo di 13 ed Ercole, in quel momento chierico, di 11 (tutti nati a Novara). Nella stessa casa abitavano la ventinovenne maestra comunale Vittoria Uccellini e le famiglie di Giuseppe Antonio Beltrame, detto Pirella, composta da dieci persone, quella di Caterina Ingegnoli, vedova di Bernardo Beltrame, di sette persone, e anche quella di Angelo Pistarini, novarese, di professione oste, di nove persone.
Nella casa di Tommaso Terazzi risultano il commissario doganale Martino Pietro Carozzo, con la madre e la moglie, un brigadiere, un sotto-brigadiere sposato e con una figlia, e sette preposti, di età compresa fra i 26 e i 36 anni. Avevano tutti provenienze diverse: Cerano, Gambolò, Gattico, Genova, Marano, Mede, Mortara, Novara e Susa.
Nella colonna destinata alle “Osservazioni” sono indicati con precisione i soprannomi con cui gli abitanti erano conosciuti, un elemento di straordinario interesse. Se ne possono ricordare alcuni: Boggietto, Patin, Mazzola, Zio, Camandone, Livrattini, Luchin, Campirin, Gambettino, e così via.
I due documenti qui brevemente descritti sono uno dei piccoli grandi tesori che conserva l’Archivio storico comunale e che, grazie al progetto, saranno restituiti alla fruizione di tutti, appassionati e semplici curiosi.
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Ultimo aggiornamento pagina: 01/05/2024 11:07:12